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In questo articolo spieghiamo 4 vie fino alla cima del Monte Bianco: Goûter, la Via del Papa, la Traversata dei Quattromila e l'Aiguille de Bionnassay.
La montagna più alta dell'Europa Occidentale fu conquistata per la prima volta l'8 agosto 1786 da Michel Gabriel Paccard e Jacques Balmat. La via allora seguita -ghiacciaio dei Bossons fino sotto l'attuale rifugio Vallot, con un passaggio diagonale (l'Ancient Passage) da lì fino alle Rochers Rouges, nella zona finale della Traversata dei Quattromila- risulta oggi impraticabile in estate.
Ci sono addirittura estati in cui il caldo genera tali condizioni e provoca tali cadute di pietre che si deve vietare l'accesso per la via normale alla cima, nel tratto fino all'Aiguille e all'affascinante rifugio del Goûter.
I ghiacciai, in continuo crepacciamento e arretramento, proteggono ancora l'accesso a questa montagna vicina ai 5000 metri nel cuore dell'Europa. Ma con i cambiamenti, è ancora attraente la salita al Monte Bianco? Risulta pericolosa? C'è un modo semplice per evitare le folle?
Siamo fermamente convinti di sì.
Alle 3 vie più caratteristiche della montagna, abbiamo aggiunto una bellissima via, che si collega a 4.300m con il Dôme de Goûter, passando per il rifugio Durier. Pur essendo PD+, è una via alpina con la A maiuscola, impegnativa, lunga e veramente indimenticabile...ma alla portata solo di chi ha l'esperienza e la tecnica adeguata.
Raccomandiamo vivamente, per la realizzazione di qualsiasi di queste vie, l'ingaggio di una guida UIAGM titolata. È qualcosa di fondamentale che ci farà godere enormemente dell'esperienza, e che dovremmo fare anche se le pesanti procedure di prenotazione dei rifugi e le ultime norme di accesso non lo rendessero quasi inevitabile.
Testo: David Atela
Foto: David Atela, Jonás Cruces, Todovertical V+
Tutta l'estate.
In primavera e autunno i cavi nella salita al Goûter sono spesso sepolti e allora si scala la cresta Payot (II, misto e 45º, margine destro del Grand Couloir).
PD inf (II-; 35º ed esposto sulla cresta sommitale).
Rischio di caduta pietre nella salita al Goûter, soprattutto con il caldo. Zona glaciale sul Dome de Goûter. La cresta sommitale diventa stretta e delicata dopo giorni di nevicata.
Nell'angolo occidentale del mare di ghiaccio che scende dalla parete Nord del Monte Bianco verso Chamonix c'è una spalla innevata, l'Aiguille de Goûter. Cercando il modo di evitare la salita attraverso i grandi ghiacciai della zona inferiore, nel 1861 L. Stephen, F. Tuckett, M. Anderegg, J. Bennen e P. Perren la raggiunsero facilmente, da Saint Gervais, per il suo vertiginoso versante ovest.
In questo modo si riusciva ad aggirare le lingue di ghiaccio inferiori, scarnificate e crepacciate. Ma il rischio si spostava, a causa della salita su roccia mediocre che ultimamente si è dimostrata pericolosa a causa del disgelo dell'acqua che la impregna durante le forti canicole estive (caduta di pietre).
Da Les Houches, sia con la funivia di Bellevue, sia prendendo già il treno a Saint Gervais, ci si collega sempre con il treno a cremagliera per l'ultimo tratto che ci porta all'inizio della camminata al Nid d’Aigle (2372 m. 0h; 3h.30’ a piedi da Bionnassay passando per lo Chalet de l’Are).
Un sentiero evidente risale (ENE) un deserto di pietre fino ai piedi della cresta des Rognes (capanna) e poi gira a destra senza superarla (SE) fino a fondersi nel contrafforte roccioso (comodo sentiero, zoccoli di roccia) che scende dal Plateau dove si trova il refuge de la Tête Rousse (3165 m. 2h; separato 10’ a destra della via che prosegue per il Goûter).
Si risale la conca glaciale (ESE, piano innevato) e al suo termine sulla parete si traversa a destra su alcune terrazze (SE, 3270 m. 2h.20’) per affrontare quel contrafforte di destra alla base della cresta Payot. Tuttavia, molto presto si devia di nuovo in orizzontale a destra per attraversare un impressionante canale (le Grand Couloir, cavo di sicurezza, valanghe di neve e rocce) e risalire il contrafforte molto meno marcato (e meno protetto) che su quell'altro lato scende direttamente dalla montagna (E, passaggi di I, cavo di sicurezza).
Dopo un tratto di sentiero tortuoso senza cavo, la linea di vita torna ad accompagnarci (zona mista dopo nevicate estive). Aumenta la pendenza (II, ramponi con neve fresca, passaggi chiave, ingorghi con gente) fino al pianoro sommitale. A destra troveremo il nuovo e futuristico rifugio del Goûter (3.815m, 4 ore e 30 minuti).
Le 3 del mattino è un buon orario per partire dal rifugio (3815 m. 0h) sulla dorsale innevata dell'Aiguille de Goûter (SSE, cresta larga all'inizio), e poi direttamente sull'ampio pendio (SE, 25-30º, alcuni crepacci trasversali) che ci porterà fino alla cima appiattita del Dôme de Goûter (4304 m. 1h.30’).
Sul versante opposto scendiamo (ESE, molta attenzione con visibilità ridotta se si perde la traccia) fino all'ampio Col du Dôme (4255 m. 1h.40’) e risaliamo la rampa che lo segue di fronte (ESE) per raggiungere, su uno spuntone roccioso alla nostra sinistra, l'osservatorio e il rifugio bivacco Vallot (4362 m. 2h.). Continuiamo sulla parte alta di quella rampa innevata (SE), che si restringe e porta a una cresta innevata, smussata ma pronunciata, dove spiccano i pinnacoli innevati delle Bosses (ESE, si aggirano sulla sinistra).
Una breve sosta sul pianoro tra i due (4490 m. 2h.30’), ci prepara a risalire il pendio della Petite Bosse, a cui segue l'inizio del filo innevato (ESE, inizio poco inclinato, poi più pendente, SE e vertiginoso su entrambi i lati, minima cengia sul lato Sud) che ci porterà al contrafforte della Tournette (4675 m. 3h.20’).
Il filo gira a sinistra e perde inclinazione, mentre su quel lato il terreno si addolcisce sull'ampia cima del Monte Bianco (4808 m. 3h.40’).
Giugno e luglio.
A fine estate esiste un delicato itinerario che evita il ghiacciaio, aperto e impraticabile, per il contrafforte delle Aiguilles Grises.
PD (I ; 40º).
Terreno glaciale complesso nella zona intermedia del ghiacciaio del Dôme. Sezioni strette di roccia e neve nella zona del Piton des Italiens e sulla cresta sommitale (via del Goûter). Lunga traversata su creste innevate in quota (attenzione a cambiamenti di tempo o a sfinimento).
Rifugio Gonella 3.072 metri CAI Torino, aperto e con servizio di ristorazione da metà giugno ad agosto, 42 posti, 25 nel rifugio invernale.
Le schermaglie sul versante Sud-Ovest del Monte Bianco disegnano una prima via (1868, F. A. Yeats-brown e J. Grange) dalle Aiguilles Grises che attraversa sotto la parete Sud del Dôme de Goûter in direzione della montagna. Nel 1872 T. S. Kennedy, J. Fischer e J. A. Carrel accedono al Monte Bianco dalla conca successiva verso Est (il ghiacciaio del Monte Bianco), raggiungendo lo spartiacque con il ghiacciaio del Dôme (dove anni dopo sarà collocato il rifugio Quintino Sella) e tutto il contrafforte del Rocher du Mont Blanc che si collega alla cresta delle Bosses.
Sarà nel 1890 quando i fratelli Bonin, L. Graselli, J. Gradin, A. Proment e Achille Ratti, che 32 anni dopo sarebbe stato nominato papa Pio XI, decidono di scendere per questa via che oggi consideriamo la via normale italiana, dopo aver pernottato nella capanna Vallot, allora in costruzione.
La Val Veny si percorre in auto o con l'autobus di linea da Courmayeur fino alla Visaille (1660 m. 0h), dove c'è una zona di parcheggio selvaggio in coincidenza con un divieto di transito. Una vecchia pista sale fino all'apertura della valle sul pianoro del lago di Combal (1950 m. 1h.) e, senza raggiungerlo, avanziamo a destra accanto a una malga a cui segue un sentiero che si avvicina al nascosto lago di Miage e sale (N, sembra non andare da nessuna parte) sulla morena destra del ghiacciaio di Miage. Scendiamo sul fondo dell'scomodo ghiacciaio roccioso (si può anche seguire un po' la morena destra, su un sentiero aereo, e poi scendere) e avanziamo vicini a questo margine seguendo segnavia e ometti (NNO, poi NO, rocce con ghiaccio sotto) verso la testata di questa valle di dimensioni himalayane. Il contrafforte delle Aiguilles Grises segna il punto in cui la valle inizia a inclinarsi, con un pianoro alla sua base (2460 m. 4h.15’).
Da questo punto apprezziamo una zona crepacciata nel ramo (N) che scende dal Dôme de Goûter; e un pendio accessibile all'inizio nel ramo (NO) che proviene da Bionnassay, più in alto trasformato in un inospitale pendio di detriti e neve sotto il colle Durier. Entreremo su quest'ultimo ramo, in un arco progressivo da sinistra a destra (meno crepacci) che così sfugge finalmente verso le pareti del margine delle Aiguilles Grises (NE, qualche crepaccio all'uscita del ghiacciaio) in un punto ben segnalato con vernice dove inizia il sentiero del Gonella (2600 m. 4h.50’).
Il sentiero affronta la roccia e traversa in orizzontale a destra (E) per entrare nella valle adiacente. Tuttavia, trovandosi sul contrafforte tra le due valli (Aiguilles Grises), deciderà di guadagnare quota tra le cenge terrose e con l'aiuto di catene nei risalti (NE, ben attrezzato) per affacciarsi solo in un punto sul pendio innevato e poi tornare a un mondo di speroni e roccia rotta (N, altre catene) attraverso cui raggiunge l'elegante rifugio Gonella (3072 m. 6h.).
Sveglia a mezzanotte al rifugio Gonella (3072 m. 0h.). Un sentiero orizzontale e su pendii ripidi ci porta a una spalla e un pendio laterale attraverso cui entriamo senza ulteriori indugi sul Ghiacciaio del Dôme.
Saliamo un tratto comodo sul margine destro (N) e in diagonale attraversiamo verso il centro del ghiacciaio in una zona più pianeggiante. Qui di solito appaiono crepacci più complicati, che dobbiamo superare a destra e a sinistra prendendo come riferimento (N) due contrafforti relativamente simili che si staccano da sinistra a destra e dividono il ghiacciaio in tre rami, di cui i due più a destra scendono direttamente dalla zona sommitale del Dôme de Goûter (il contrafforte di sinistra nasce nella torre più alta delle Aiguilles Grises, non ancora sullo spartiacque principale). Entreremo sul ramo del ghiacciaio che si apre tra i due contrafforti, dall'aspetto molto ripido nella sua parte alta ma accessibile all'inizio. Un pianoro intermedio ci mostrerà a sinistra (NO, alcuni crepacci trasversali) un'uscita abbastanza comoda sulla zona di terra e neve che appare sopra quella Torre superiore delle Aiguilles Grises. Raggiungeremo quello spartiacque nel punto più evidente e ai piedi di un tratto superiore che si apprezza già praticabile, culminando un piccolo colle (Col des Aiguilles Grises, 3810 m. 2h.50’) dal quale ci sono tracce di sentiero abbastanza comode (NNE, qualche muro di I, roccia rotta, anche sezioni innevate) che risalgono la dorsale fino a coronare la ridotta quota rocciosa conosciuta come Piton des Italiens (4002 m. 3h.20’; ometto).
Avanziamo a destra su uno spartiacque che presto offre una visiera verso Nord e due sezioni inclinate e strette in salita (ENE), per coronare una prima quota innevata dove si piega un po' a sinistra e su un pendio glaciale già più ampio si corona (NE, due tratti) il Dôme de Goûter (4304 m. 4h.20’).
Collegamento con la via del Goûter al Monte Bianco (4808 m. 6h.30’).
Giugno ed estate.
I versanti del Mt Blanc du Tacul e del Mont Maudit appaiono molto carichi di neve in primavera e troppo crepacciati a fine stagione.
PD (40º e fino a 55º). Frequenti valanghe sul Mt Blanc du Tacul all'inizio della stagione. Importanti crepacci alla base di questa montagna e sulla via verso la spalla del Mont Maudit (sezioni brevi fino a 55º, a volte impraticabili).
Refuge des Cosmiques, 3.613 metri. Privato, aperto e con servizio di ristorazione da fine febbraio a settembre, 148 posti. Bivacco autorizzato al Col du Midi.
La spettacolare successione di montagne che raggiunge il Monte Bianco da NNE offre una delle linee più sublimi dell'alpinismo di difficoltà moderata; e in episodi di calma atmosferica ci permette di concatenare in giornata le cime del Mont Blanc du Tacul, Mont Maudit e la cima massima, questo sì con l'aiuto della funivia dell'Aiguille du Midi e una buona acclimatazione preventiva. La prima traversata completa fu realizzata da R. Head, J. Grange, A. Orset e J. Perrod nel 1863.
A Chamonix si prendono inesorabilmente i due tronchi della funivia dell'Aiguille du Midi (3750 m. 0h) e si esce dal tunnel che conduce all'estremità superiore del ghiacciaio du Géant (cresta innevata un po' esposta, corde di protezione) per poi scendere a destra (S, poi SSO) su un pendio tranquillo che raggiunge l'altopiano innevato del Col du Midi. Prima di arrivare al colle e su un risalto alla nostra destra troviamo il rifugio des Cosmiques (3613 metri, 25’).
Intorno all'1:30 del mattino sarà già ora di tornare al ghiacciaio sulla traccia di accesso al rifugio e poi scendere a destra fino al gelido pianoro del Col du Midi (3530 m. 10’). Dobbiamo risalire l'ampio versante glaciale che appare a destra del contrafforte roccioso, elevandoci (SSO) su un cono innevato per superare la crepaccia terminale iniziale in un punto vicino a quel contrafforte roccioso o verso la metà del pendio, a seconda delle condizioni (in agosto muro a 55º, a volte ponte artificiale e può arrivare a essere impraticabile).
Poi si risale la lunga rampa (N, 30-35º, valanghe con neve instabile, a volte compare un'altra importante crepaccia) in cerca della spalla più a destra nella zona sommitale (Spalla del Mont Blanc du Tacul), che poi si segue senza complicazioni a sinistra (SE) fino alla cima orientale della montagna (4428 m. 2h.45’). Torniamo indietro fino a metà di questa spalla sommitale per scendere a sinistra un pendio comodo (S, 25-30º, confuso con visibilità ridotta) sul Col Maudit (4035 m. 3h.15’).
Ora saliamo in diagonale a destra (OSO) per affrontare il pendio glaciale che occupa il versante N del Mont Maudit. La crepaccia terminale iniziale non sempre si presenta, e dobbiamo guadagnare quota sul centro della conca (SSO, 35º) per poi attraversare a destra (OSO) sulla zona meno ripida che permette di accedere alla base di una spalla laterale innevata conosciuta come colle del Mont Maudit. La traversata finale verso destra, così come la crepaccia terminale e il muro che ne protegge l'accesso, sono solitamente zone inclinate (45º, fittone da doppia sopra), anche se in genere provviste di buona traccia.
Dal ridotto colle del Mont Maudit (4345 m. 4h.50’) attraversiamo verso dietro (SSE) il versante Ovest della montagna fino al suo contrafforte meridionale; e lì sì sarà possibile tornare indietro a sinistra su una rampa innevata che poi passa a essere cresta (35º, un po' esposta e con cornici a Est) sulla stretta cima del Mont Maudit (4465 m. 5h.15’).
Torniamo indietro per un tratto sulla stessa via e poi pieghiamo la cresta a sinistra per evitare un paio di quote sulla destra (SSE, mezza costa inclinata) e scendere finalmente da quel lato sul confortevole colle della Brenva (4300 m. 5h.45’). Una rampa a destra (SO) ci avvicina al risalto innevato conosciuto come Mur de la Côte (in genere risalto a 35-40º, se compare la crepaccia terminale può complicarsi molto).
Resta solo un interminabile pendio innevato (S, 300 metri di dislivello a grande altezza) che culminerà sulla cima del Monte Bianco (4808 m. 7h.20’).
Estate fino a metà agosto.
Le sezioni rocciose della normale di Bionnassay devono essere libere da neve, ma la cresta innevata sommitale non deve presentarsi in ghiaccio vivo. Il ghiacciaio di Miage può offrire qualche crepaccio insidioso a fine estate.
PD sup. (III+; cresta innevata, sezioni a 40º). Roccia rotta e tracciato confuso nella salita al rifugio Durier.
La “normale” di Bionnassay ha fama di essere difficile e lunga, poi bisogna continuare su cresta innevata in discesa fino al colle omonimo. Si può realizzare anche dal rifugio des Conscrits per le Dômes de Miage (PD, ghiacciaio-via Col des Dômes o cresta di neve-via Bérangère, complesse a fine stagione; poi cresta mista con breve doppia attrezzata).
Refuge Durier (3.355 metri, CAF Saint Gervais, aperto tutto l'anno e con guardiano occasionale da metà giugno a metà settembre; 14 posti; brande con materassini e coperte; in estate di solito c'è acqua nel pomeriggio in una conca all'inizio della discesa verso Les Contamines).
Salire il Monte Bianco per tutta la sua cresta SO è un'attività sublime, iniziando dalle Dômes de Miage o direttamente sulla cresta di Bionnassay, come qui proponiamo per non allungare eccessivamente la via. Quell' spettacolare filo innevato di Bionnassay costituirà di per sé un ricordo indelebile nella nostra storia alpina.
Facendo un po' di storia, ricorderemo che dopo la spettacolare prima ascensione dell'Aiguille de Bionnassay per la parete Nord-Ovest della montagna (E Buxton, F Grove, R MacDonald, J Cachet e M Payot, 1865), la cresta SSO fu scalata nel 1885 da G Gruber, K Maurer e A Jaun. Un mese dopo, K Richardson, E Rey e J Bich completarono tutta la traversata fino al Dôme de Goûter.
Tre chilometri prima di raggiungere il centro di Les Contamines-Montjoie sorge a sinistra uno stretto ramo asfaltato che raggiunge la frazione de La Gruvaz (1130 m. 0h.). Un sentiero porta immediatamente all'angusto corso del torrente di Miage e permette di passare sulla riva sinistra. Non dobbiamo seguire i sentieri della gola, ma elevarci (S, destra, poi sinistra) fino alla malga di Le Chosal (1205 m. 15’), ben separata già dal torrente. Lì ci immettiamo su un ramo di pista che si segue in salita (S) decisa attraverso il bosco fino alla baita di Maison Neuve, e poi (sinistra, ENE) di nuovo sulle rive del torrente di Le Miage negli estesi prati che ospitano lo Chalet de Miage (1560 m. 1h.10’; accessibile in taxi da Saint-Gervais).
Ci separiamo dalla via degli escursionisti del Col de Tricot e avanziamo decisamente tra i prati (destra, SE, vari corsi d'acqua) cercando la testata della valle fino a percepire un tenue sentiero che si delinea tra i detriti (E) e poi sale a sinistra schivando le difficoltà su un contrafforte (ENE) che si stacca dalla Punta Chapelland sulla cresta di Tricot. Già abbastanza elevati sulla valle troviamo una traccia laterale e avanziamo in orizzontale a destra (ESE) fino a raggiungere, ai piedi di un risalto roccioso, il rifugio du Plan Glacier (2730 m. 4h; Privato, 20 posti; pasti e guardiano occasionale da metà giugno a metà settembre).
Una traccia continua (SE) in minima discesa alla base della roccia e verso la testata della valle di Miage, superando un primo contrafforte laterale (segnavia, passaggi di I, qualche cavo), e poi un nevaio (E) a cui segue un nuovo sperone da superare (SE, cavo malmesso, ometti e poi discesa in piena cresta per trovare delle rampe che scendono verso il ghiacciaio, S). Una volta terminati i cavi bisogna disarrampicare (II, tratti levigati, corda utile) su un pianoro glaciale caratteristico, che attraverseremo (SE, quota 2800. 4h.55’) più o meno fino ai piedi del contrafforte che protegge l'accesso al Col de Miage. Allora si apre a destra un canalino roccioso che dobbiamo riconoscere (segnavia rossi) e verso cui dobbiamo dirigerci (S, in genere si superano bene i crepacci fino all'inizio di agosto). Arrampichiamo per esso (II-, roccia rotta) fino a coronare un contrafforte laterale che poi seguiamo a sinistra sulle zone più comode (I+). La traccia si marca evidente e in estate di solito appare interamente su roccia (segnavia, zone calpestate, roccia sempre povera) nell'interminabile parete terrosa che ci porterà (E) sul Col Durier (3355 m. 7h.). Come un miraggio, appena coronato il passo noteremo una conca che di solito offre acqua e si apre un pianoro dove a sinistra appare il confortevole rifugio Durier.
Avanziamo su roccia sopra il rifugio Durier (3355 m. 0h) e superiamo un primo risalto che conduce a una rampa vergente verso il lato italiano dove si sale comodamente tra detriti e roccia solida (NE, tracce di passaggio). In alto risaliamo il pendio innevato che culmina una cresta innevata orizzontale (N, evitare le cornici, 3600 m. 50’). Un tratto misto ci fa cercare i passaggi migliori (I+, interessante con la luce dell'alba) e culmina una quota dopo la quale torniamo a sinistra sul filo innevato che raggiunge un colle piacevole ai piedi del risalto chiave della montagna (3780 m. 1h.45’).
Il passaggio si trova ora sopra di noi, sebbene una traccia a destra raggiunga i piedi dell'evidente diedro-camino da cui si scende in doppia. Entrambe le vie sono possibili: se optiamo per la cresta, troveremo un piccolo diedro con uscita a destra (III) da cui si torna a sinistra sul filo e a una cengia su cui si fa sosta; da lì si affrontano delle placche (III+) che culminano una terrazza da cui si evita il filo e per finire sul diedro-camino del lato italiano. Scalare tutto il diedro-camino è possibile, sulle placche a sinistra della fessura in un primo tiro abbastanza comodo (III, cenge, buona sosta con fix); e poi un tratto più verticale con prese rovesce (III+/IV) che culmina la breccia dove nasce il diedro, raggiungendo a destra una zona già facile (sosta con fix).
L'ultimo tratto della cresta offre vari risalti misti che si superano un po' a destra (II, un po' esposto) e raggiungono un filo innevato dove ascendiamo a sinistra (40º, abbastanza esposto) il cocuzzolo sommitale dell'Aiguille de Bionnassay (4052 m. 3h.30’).
Scendiamo ora un po' a destra del filo (NE, poi ENE, anticime) su una cresta abbastanza comoda ma che inizia a stringersi e obbliga a contornare una cornice caratteristica. Già sul filo raggiungiamo un bordo roccioso e perdiamo inclinazione decisamente verso il colle di Bionnassay, sul tratto più sottile della cresta di neve (cresta di neve, 30º e abbastanza esposta).
Possiamo poi avanzare di nuovo sul lato italiano, su un pendio sempre più comodo che raggiunge lo spettacolare colle di Bionnassay (3888 m. 4h.25’). Ora guadagniamo quota di fronte evitando alcune cornici e sul filo della cresta innevata (E, poi ESE), in alto su terreno roccioso che offre tracce di passaggio relativamente comode un po' a destra del filo (roccia rotta) per così culminare il Piton des Italiens (4002 m. 4h.50’). Ci colleghiamo qui con l'itinerario della Val Veny e il rifugio Gonella, che corona il Dôme de Goûter (4304 m. 5h.50’; discesa possibile al rifugio del Goûter) e, già sulla via del Goûter, la cima del Monte Bianco (4808 m. 8h.).
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